Inquietudine come ricerca dell'altro:
la Chiesa dimezzata

di Silena Campana

Inquietudine come ricerca dell'altro

Quali sono le inquietudini che pervadono la nostra esistenza? Una inquietudine comune a tutti gli esseri umani è quella della ricerca dell'altro, del compagno o della compagna della nostra esistenza. Questa inquietudine ci assale dall'adolescenza, a volte ci accompagna per lunghi periodi della nostra vita, a volta viene risolta con una scelta - matrimonio o rinuncia - di una vita intera o di un periodo di tempo (niente è “per sempre” nella nostra storia umana)
Questa inquietudine nasce con la creazione stessa dell'uomo:
(Gn.1,27: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò." )
l'uomo viene creato come coppia, il genere umano nella sua completezza è composto da maschile e femminile.
Anche Gesù nei vangeli di Marco e Matteo ribadisce questo principio:
(Mc.10,6-9: “ «...Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicchè non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».”) (1)
riferendosi chiaramente, tra l'altro, ad un amore fisico e non prettamente spirituale.
yin_yang La dualità della creazione si risolve quindi nell'unità.
Questo è un concetto molto antico che ritroviamo anche nella filosofia cinese: il principio dello yin-yang, della esistenza di opposti che si completano e che – molto importante – contengono ciascuno il seme dell'altro, e possono trasformarsi uno nell'altro, fondersi uno nell'altro, rappresentati dal bellissimo e noto simbolo qui accanto.
La ricerca dell'altro, di quello che ci completa, del diverso da noi, che in quanto diverso ci può portare nuove idee e nuove esperienze, quello con cui possiamo confrontarci, a cui possiamo dare e da cui possiamo ricevere - e non sto parlando ora, chiaramente, solo del rapporto di coppia - è il bisogno fondamentale, insito nella natura umana, ed in questa ricerca della relazione con l'altro noi cerchiamo il volto stesso di Dio che in lui ci si manifesta.
Non si tratta solo di un bisogno individuale, ma che investe la sfera del sociale: lo sviluppo umano si basa su questa complementarietà e diversità di ruoli sociali, ma anche di genere. Non può dirsi completa una società che esclude o marginalizza il ruolo di uno dei due sessi.

La questione della castità

Il brano di Matteo citato si conclude con quella che viene comunemente considerata una esaltazione della scelta del celibato.
(Mt.19,12: "Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca")
A me sembra semplicemente una contrapposizione di due scelte diverse, un riconoscimento che a volte la vita di coppia non è l'unica vita possibile, e che alcuni fanno, per diversi motivi, una scelta diversa; adombrando anche, secondo me, quella che è la sua propria scelta di vita di profeta itinerante, quella che non gli permette di avere una sposa, dei figli, una casa:
(Mt.8,20: "Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».") 2

Il discorso inizia a cambiare con Paolo di Tarso - il primo degli apostoli a non avere conosciuto Gesù durante la sua vita terrena, e quindi padre di tutti noi credenti che lo conosciamo solo nello Spirito.
L'ambiente culturale di Paolo non è più quello giudaico, dove la fecondità è un bene primario, ma si incontra con la cultura greca e romana, dove esistono sacerdotesse vergini, profetesse e vestali, che dalla loro intangibilità traggono l'autorevolezza del loro agire. Paolo vede il matrimonio come un ripiego, una concessione alla concupiscenza, ed esalta la castità come scelta di vita.
(1Cor.7,1-2: "Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna; tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.") 3
Ora la Chiesa per secoli ha seguito questo insegnamento, esaltando questa scelta come la scelta di serie A e quella del matrimonio quella di serie B, dimenticando che se tutti avessero sempre fatto la scelta "migliore" l'umanità sarebbe da tempo estinta, ignorando che la diversità dell'esperienza di ciascuno è la ricchezza del mondo.
I santi (uomini e donne), quelli canonizzati intendo, non conoscono il sesso: o meglio lo conoscono, ma poi si pentono e diventano santi. Sono sicura che ci sarà almeno qualche santo felicemente sposato, ma io non lo conosco. Lasciamo stare san Giuseppe, ovviamente.
Questa esaltazione della castità come ricerca della perfezione, ha portato come naturale conseguenza una separazione - possiamo dire segregazione? - del genere maschile da quello femminile, se non nella società sicuramente negli ambienti ecclesiastici.

La chiesa dimezzata

Parliamo della Chiesa come istituzione. Nella struttura istituzionale della Chiesa Cattolica tutta la gerarchia, tutti coloro che hanno il ruolo della "parola", tutti quelli che anche al livello più capillare hanno un riconoscimento di "autorevolezza", non solo sono uomini, ma uomini votati alla castità; uomini a cui il rapporto unico e profondo con la donna che si realizza all'interno della coppia, quello che non può non cambiarti fino alla profondità del tuo essere, è negato.
Questa esclusione ha come conseguenza una doppia emarginazione: non solo alla donna è negato il magistero, ma, cosa che non avviene e non è mai avvenuto in nessun altro contesto sociale, le è negato anche il ruolo tradizionale della "influenza indiretta" - all'interno di un rapporto di coppia - sugli uomini che partecipano alla gestione dell'istituzione. Gli uomini che hanno il potere della parola, non "conoscono" donna, non hanno accanto a sè una compagna che li modelli e li renda consapevoli di un punto di vista, di una esperienza, un modo di vivere le situazioni diverso dal proprio.
La pastorale della Chiesa è ufficialmente a "genere unico": cioè le indicazioni pastorali non fanno differenza tra i due sessi. Sono tacitamente indirizzate al maschile, ma non lo dicono: la donna deve solo adeguarsi al modello. Ed ogni volta che viene esplicitamente menzionata o ne viene riconosciuta la specificità, non ci si discosta significativamente dalla pastorale di Paolo:
(1Cor.14,34: Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perchè non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.)
Secondo la Chiesa, la donna non ha niente da dire: il suo contributo all'esperienza di fede non solo non è riconosciuto come necessario, ma è volutamente marginalizzato, considerato insignificante. La complementarietà dell' uomo e della donna non ha nessuno spazio nella ricerca del divino.
Questi non sono i segni dei tempi: nel nostro secolo le donne sono in cammino per la conquista non dell' "uguaglianza", ma della partecipazione, come co-protagoniste, alla vita politica, sociale, economica del loro paese.
Questo non è il messaggio del vangelo: nonostante l'ambiente storico, sociale e culturale del tempo, accanto a Gesù di Nazareth sono presenti molte donne, 4 discepole tra i discepoli, ed il loro ruolo di testimonianza è significativo in molti episodi, come quello della samaritana, 5 o dell'annuncio della resurrezione. 6
Nella nostra chiesa, la chiesa vivente, le donne sono oggi una presenza di fedeltà e di speranza, come lo furono nel momento della passione; lasciamo dunque anche a loro lo spazio della parola, della testimonianza, e della libertà dei figli di Dio.


(1) Cfr. anche Mt.19,4-6:
"Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi»" <-

(2) Cfr. anche Lc.9,58 <-

(3) Cfr. 1Cor.7,7-8: "Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io."
ed anche 1Tim.5,11-12: "Le vedove più giovani non accettarle perchè, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede." <-

(4) cfr. Mc.15,40-41: "C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme."
ed anche Lc.8,2-3: " C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni."
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(5) cfr. Gv.4,39: " Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto»" <-

(6) cfr. Gv.20,18: "Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto." <-