PICCOLO TESTAMENTO
di Eugenio Montale
Questo che a notte balugina
nella calotta del mio pensiero,
traccia madreperlacea di lumaca
o smeriglio di vetro calpestato,
non è lume di chiesa o d'officina
che alimenti
chierico rosso, o nero.
Solo quest'iride posso
lasciarti a testimonianza
d'una fede che fu combattuta
d'una speranza che bruciò più lenta
di un duro ceppo nel focolare.
Conservane la cipria nello specchietto
quando spenta ogni lampada
la sardana si farà infernale
e un ombroso Lucifero scenderà, su una prora
del Tamigi, dell'Hudson, della Senna
scuotendo l'ali di bitume semi-
mozze dalla fatica, a dirti: è, l'ora.
Non è un'eredità, un portafortuna
che può, reggere all'urto dei monsoni
sul fil di ragno della memoria,
ma una storia non dura che nella cenere
e persistenza è solo l'estinzione.
Giusto era ilsegno: chi l'ha ravvisato
non può fallire nel ritrovarti.
Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio
non era fuga, l'umiltà, non era
vile, il tenue bagliore strofinato
laggiù non era quello di un fiammifero.
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I cristiani guardano a Gesù, il Cristo, ma non basta neppure una religione che prenda il suo nome: è troppo poco. Gesù rinvia allo Spirito, che è dappertutto e non sai donde viene nè dove va; i suoi discepoli sono avvertiti che il peccato maggiore non è contro Cristo ma contro lo Spirito; e quando Cristo si assenta, ucciso, resta presente con la sua vita, comunicando lo Spirito che ha spinto e animato lui stesso; e i veri adoratori del Padre non lo adorano i questo o quel tempio, ma in Spirito e verità cioè la "vera religione" (tema ampio nella Bibbia) è il soccorso al prossimo bisognoso, chiunque esso sia, di qualunque nazione, religione o idea, perchè su questo, non sulla religione e neppure sulla fede esplicita, saremo giudicati, alla fine. La "vera religione" è spirituale, interculturale, interreligiosa, è amore operante, anche se ciascuno di noi, giustamente, esprime questa verità in una sua lingua materna e domestica, purchè intimamente comunicante con ogni altro linguaggio ed esperienza dell'unico Spirito.
Perciò, contrariamente alla religione diventata costume sociale, la festa più grande non è il Natale e neppure la Pasqua ebraica o cristiana, ma la cosiddetta Pentecoste, perchè è festa non di una o due religioni, ma festa universale e quotidiana dello Spirito, che riempie la terra, pur contrastato dalle tenebre, ed è effuso in tutti i cuori aperti e anelanti, comunque lo chiamino. Lo Spirito è il non-ancora-detto, dopo il tutto detto delle religioni.
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CREDO
di P. Giulio Bevilacqua dell'Oratorio , cardinale
Credo in Dio e credo nell'uomo quale immagine di Dio.
Credo negli uomini, nel loro pensiero, nella loro sterminata fatica,
che ha fatto quello che sono.
Credo nella vita come gioia e come durata:
non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.
Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di sublimazione.
Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione, di ogni tappa,
di ogni aurora e di ogni tramonto,di ogni volto,
di ogni raggio di luce che parta dal cervello , dai sensi, dal cuore.
Credo nella famiglia del sangue,
nella famiglia prescelta per la mia attività e responsabilità.
Credo nella Patria: la famiglia del mondo della tradizione,
della dolce parlata, della libertà.
Credo nella possibilità di una grande famiglia umana, quale Cristo la volle:
scambio di tutti i beni dello spirito e delle mani nella pace.
Credo nella gioia dell'amicizia, nella fedeltà e nella parola degli uomini.
Credo in me stesso, nella capacità che Dio mi ha conferito, perché possa sperimentare
la più grande fra le gioie, che è quella del donare e del donarsi.
In questa fede voglio vivere,
per questa fede voglio lottare
e con questa fede voglio addormentarmi
in attesa del grande, gioioso risveglio.
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