foto di Daniele Labieni

Volerse ben quando se ga vint'ani?
Fiorise anca le ortiche in primavera.
Se ga, come i roseri de ogni mese,
da 'ver fiori par tute le stagion,
co tuti i soli,
soto la piova e soto la tempesta,
co 'l tronco gropoloso,1
co i rami tronchi,
tormentai da le forfe;2
fiorir, fiorir, fiorir,
spetar la neve e 'l gelo...
co un bociolo spanìo. 3

(Guido Perale)

          1. contorto, nodoso           2. forbici, cesoie           3. sfiorito




PADRE MI ABBANDONO A TE
di Charles de Foucauld

Padre, mi abbandono a Te,
fa' di me ciò che ti piace.
Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me,
e in tutte le tue creature:
non desidero nient'altro, mio Dio.
Rimetto l'anima mia nelle tua mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore,
perché ti amo.
E per me un'esigenza di amore,
il donarmi a Te,
l'affidarmi alle tue mani,
senza misura, con infinita fiducia:
perché Tu sei mio Padre


E' TROPPO POCO
di Enrico Peyretti

"E' troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele, perciò ti farò luce delle nazioni perchè la mia salvezza raggiunga l'estremità della terra" (Isaia, 49,6)
E' troppo poco l'elezione di Israele: deve essere per tutti i popoli, e non per una terra, ma per tutta l'estensione della terra; non basta la prima alleanza e l'elezione nazionale; non basta la rivelazione ad un popolo, nè una religione che prende il nome di quel solo popolo.
Non basta che Dio parli e sia ascoltato in una lingua, in una cultura e in una storia particolare.
O la sua parola è udibile da tutti, o chi parla non è il Dio di tutti.
Se Dio non è di tutti, diventa l'arma più potente di alcuni contro altri. Se è di tutti è il fondamento e l'appello della pace.

foto di Silena Campana Quella prima parola è solo l'inizio di un discorso.
"Nella relazione con Israele, la Chiesa è come l' Israele escatologico. Gesù non pensa di fondare un'altra religione, non pensa una chiesa come realtà altra da Israele, ma come il compimento di Israele. Perciò c'è ben più che una relazione: Israele è costitutivo della Chiesa e la Chiesa è il compimento di Israele, il superamento del suo limite (vedi in Romani 11: radice e rami)" (riflessione raccolta dalla presentazione del libro di Repole, Il pensiero umile, Ed. Città Nuova, il cui ultimo capitolo è intitolato Una chiesa umile).
A loro volta il Cristianesimo, la Chiesa, sono da superare nel loro limite storico e culturale, limite che può essere stato necessario (come per Israele) per avviare il cammino concreto, ma che diventa ostacolo e arresto al cammino stesso quando troppo si consolida: accade così quando papa Ratzinger insiste sulla lingua filosofica greca necessaria per dire il messaggio cristiano; accade così quando la garanzia del messaggio è identificata in una struttura gerarchica.



PICCOLO TESTAMENTO
di Eugenio Montale

Questo che a notte balugina
nella calotta del mio pensiero,
traccia madreperlacea di lumaca
o smeriglio di vetro calpestato,
non è lume di chiesa o d'officina
che alimenti
chierico rosso, o nero.
Solo quest'iride posso
lasciarti a testimonianza
d'una fede che fu combattuta
d'una speranza che bruciò più lenta
di un duro ceppo nel focolare.
Conservane la cipria nello specchietto
quando spenta ogni lampada
la sardana si farà infernale
e un ombroso Lucifero scenderà, su una prora
del Tamigi, dell'Hudson, della Senna
scuotendo l'ali di bitume semi-
mozze dalla fatica, a dirti: è, l'ora.
Non è un'eredità, un portafortuna
che può, reggere all'urto dei monsoni
sul fil di ragno della memoria,
ma una storia non dura che nella cenere
e persistenza è solo l'estinzione.
Giusto era ilsegno: chi l'ha ravvisato
non può fallire nel ritrovarti.
Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio
non era fuga, l'umiltà, non era
vile, il tenue bagliore strofinato
laggiù non era quello di un fiammifero.

I cristiani guardano a Gesù, il Cristo, ma non basta neppure una religione che prenda il suo nome: è troppo poco. Gesù rinvia allo Spirito, che è dappertutto e non sai donde viene nè dove va; i suoi discepoli sono avvertiti che il peccato maggiore non è contro Cristo ma contro lo Spirito; e quando Cristo si assenta, ucciso, resta presente con la sua vita, comunicando lo Spirito che ha spinto e animato lui stesso; e i veri adoratori del Padre non lo adorano i questo o quel tempio, ma in Spirito e verità cioè la "vera religione" (tema ampio nella Bibbia) è il soccorso al prossimo bisognoso, chiunque esso sia, di qualunque nazione, religione o idea, perchè su questo, non sulla religione e neppure sulla fede esplicita, saremo giudicati, alla fine. La "vera religione" è spirituale, interculturale, interreligiosa, è amore operante, anche se ciascuno di noi, giustamente, esprime questa verità in una sua lingua materna e domestica, purchè intimamente comunicante con ogni altro linguaggio ed esperienza dell'unico Spirito.
Perciò, contrariamente alla religione diventata costume sociale, la festa più grande non è il Natale e neppure la Pasqua ebraica o cristiana, ma la cosiddetta Pentecoste, perchè è festa non di una o due religioni, ma festa universale e quotidiana dello Spirito, che riempie la terra, pur contrastato dalle tenebre, ed è effuso in tutti i cuori aperti e anelanti, comunque lo chiamino. Lo Spirito è il non-ancora-detto, dopo il tutto detto delle religioni.




CREDO
di P. Giulio Bevilacqua dell'Oratorio , cardinale

Credo in Dio e credo nell'uomo quale immagine di Dio.
Credo negli uomini, nel loro pensiero, nella loro sterminata fatica,
che ha fatto quello che sono.
Credo nella vita come gioia e come durata:
non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.
Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di sublimazione.
Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione, di ogni tappa,
di ogni aurora e di ogni tramonto,di ogni volto,
di ogni raggio di luce che parta dal cervello , dai sensi, dal cuore.
Credo nella famiglia del sangue,
nella famiglia prescelta per la mia attività e responsabilità.
Credo nella Patria: la famiglia del mondo della tradizione,
della dolce parlata, della libertà.
Credo nella possibilità di una grande famiglia umana, quale Cristo la volle:
scambio di tutti i beni dello spirito e delle mani nella pace.
Credo nella gioia dell'amicizia, nella fedeltà e nella parola degli uomini.
Credo in me stesso, nella capacità che Dio mi ha conferito, perché possa sperimentare
la più grande fra le gioie, che è quella del donare e del donarsi.
In questa fede voglio vivere,
per questa fede voglio lottare
e con questa fede voglio addormentarmi
in attesa del grande, gioioso risveglio.

VALORE
di Erri de Luca.

dipinto di Giovanni Aureli

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finchè dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido,
chidere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare
e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.